CIERI UPEZZINGHI RIBELLE
a Valdiperga (Castellina Marittima)

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Cieri (diminutivo di Gualtieri) d’Obizo degli Upezzinghi della cappella di San Lorenzo in Chinzica di Pisa fu ribelle al Comune di Firenze e, come tale, dovette sottostare a una pesante pena. Ovvero sui beni gli fu imposta la confisca, che è documentata da un registro degli anni ‘40 del Quattrocento conservato nell’Archivio di Stato di Firenze.
Nato nel 1370, Cieri aveva ereditato le proprietà del padre dopo la sua morte avvenuta nel 1376, e si era sposato non si sa quando con Niccolosa di Buarello. Aveva avuto quattro figli maschi, anch’essi con proprie vicende personali e pubbliche, che sono riportate dal Gamurrini (Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et umbre), p. 288. Ma complessivamente padre, figli e i personaggi della casata di questi tempi pericolosi restano quasi del tutto sconosciuti.


Cieri, a quanto si legge nel registro, ebbe notevoli possedimenti sparsi nel territorio pisano. Tra questi i beni di Val di Fine (tra le province di Pisa e di Livorno) erano “non divisi” con “Antonio di Rinieri suo fratello” – (sic) in realtà era suo cugino. Sono ricordati da più partite catastali. La prima è:

“Un pezo di terra, pascho, pastura, boscho, terra soda e lavoratia non diviso con Antonio di Rinieri suo fratello, a primo mare, a secondo comune di Castelvecchio, a terzo botro Rinicini, a quarto comune di Rasignano”. Gli Upezzinghi ne tenevano 15 carati, il resto apparteneva all’Arcivescovo di Pisa.

Con gli occhi di oggi e le mappe di Google, si rileva essere stato un vasto appezzamento impervio, macchioso e spopolato, attraversato solo da sentieri e stradelle (lo è anche ai nostri giorni), confinato dal mare e e circa da Castiglioncello, andando su a salire il monte verso nord est.


Dopo questa partita, seguiva nel registro il ricordo su 64 pezzi di terra campia, vignata, soda e boscata, non divisa con Antonio, nei confini di Rosignano “con alquanti casalini disfatti e non disfatti”. Non ne riporta purtroppo i nomi di luogo e dal punto di vista storico saperne il numero ha poca utilità.

Appare successivamente la partita su carati 9 del pasco e pastura di Colli e Maccetti, per un totale 15 carati, i restanti dell’arcivescovo.


Segue, nel comune di Santa Luce, o Santa Lucia come si diceva allora, un bene particolare: “chiamasi el pogio di Valdibergha magiore sopra la quale antichamente soleva essere il chastello”. Confinava con la via di botro Canale, il botrello dei Sorbi e i beni del monastero di San Salvadore (una delle Due Badie).
Oggi si trova nel comune di Castellina Marittima, e comunque è sempre in zona di confine. Pare che Ranieri padre di Antonio comprasse Valdiperga nel 1378 e – aggiunge il Sommario – Antonio visse 85 anni (Sommario storico delle famiglie celebri toscane).
Il castello di questo bel luogo dall’aspetto caratteristico a cocuzzolo, coperto da boschi più scuri rispetto a quelli dei dintorni, era antichissimo e ricordato già in una pergamena del 991 e in una nel 1085 (Caturegli).

La tenuta di Valdiperga ebbe accanto altri beni detti a:
– la Bucine: la terra “era campia, ora è padule e soda e macchiata”. Annoverava tra i confinanti un misterioso “conte di San Framondo”. [La parola è abbreviata – coe – e si potrebbe sciogliere anche con “comune”, ma non avrebbe senso, non essendovi mai stato un comune con questo nome nella zona].
In ogni modo, che cosa questi conti di San Framondo del Sannio avessero a che fare con una parte del territorio pisano resta ignoto, anche se immaginiamo questioni matrimoniali e di eredità.


Altre terre erano nel:

– Solazio, con due pezzi per lo più soda e bosco, presso il botro di Bucina, i beni di un certo Bognino di Castellina e il luogo Cerbaia;
– “Valdilapola”, detta in seguito Valdilupa, a confine con i beni di Colo Gatanello, dei Capronisi e del monastero di San Savino (di Pisa);
– Lagone, proprio presso un lago, cioè una piscina di campagna, i beni di Paris della Cassana (o “Casscina”) e del monastero di San Quirico (l’altra delle Due Badie);
– Gessi presso il lagone, diventato successivamente le pregiate “Cave alabastrine”;
– La Chiudenda del Santo, con ulivi e con una “chiesa disfatta”. I suoi confini erano: “a primo Bonuccio da San Framondo, a secondo Puccio di Valdiperegia (sic), a terzo Cholo Gatanelli”. La chiesa disfatta forse era San Paolo a Botro Canale, ricordata già da altre due pergamene del 1033 e del 1196 (Caturegli).
– Poggiarello di Cannello, presso Cerbaia, confinanti un certo Coscio da Santa Luce, Cola di Giunta d’Andreuccio e un botrello.
Infine si ricorda una pastura di “erbaccio” di venti parti, delle quali undici ne toccavano agli Upezzinghi e nove erano di Santo e di Lupacchino di Andreotto. Confinava a primo Scaredella (sic), a secondo tale Iacomozzo e a terzo il botro di Canale.
Altri 21 pezzi di terra erano segnati nel vicino comune di Orciano delle Colline ma purtroppo anch’essi non sono descritti nei luoghi e nei confini.

I beni di Cieri in Val di Fine furono, secondo le disposizioni allora vigenti sui beni dei ribelli, presi in carico dall’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze nel marzo 1430 stile fiorentino (1431). Vennero da questi consegnati il 21 di febbraio 1442 (1443) a monna Niccolosa “per resto di sua dota” – la dote portata al tempo delle nozze in casa Upezzinghi e ora da restituirle. Nel febbraio 1431 (1432) però era stata decisa un’altra destinazione di parte di questi beni, in quanto era stata donata, sempre per dote, da Cieri a Contessa sua figlia (quindi non ebbe solo figli maschi!).
Il I giugno 1443 gli operai di Santa Maria del Fiore, “essendo a Pisa”, ne deliberarono la restituzione non a Contessa, che forse era deceduta, ma a Maddalena Lanfranchi sua figlia. Il camarlingo dell’Opera che se ne occupò fu Ristoro di Ugolino Ristori.

Paola Ircani Menichini, 19 marzo 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– Valdiperga: è la collina più scura, vista dall’autostrada, da Google Street view.

– Particolare di uno dei fogli del registro sui beni dei ribelli dedicati Cieri Upezzinghi, foto P.I.M., 2020.

– La fattoria di Maccetti oggi, da Google Street view.

– Particolare del botro Canale che limita la tenuta di Maccetti e si getta nel fiume Fine, da una mappa del Catasto Leopoldino.


Precedenti

«Il Laudario di Pisa e gli inni a Giordano, Bona e Ranieri»

«Il parlamento dei liberi uomini di Bibbona»

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«Case e chiassi medievali di San Piero in Vincoli di Pisa»

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